VIGORESSIA, IL LATO OSCURO DELLO SPORT

di Stefania Antonetti

Una preoccupazione ossessiva e quasi sempre infondata che il proprio corpo non sia sufficientemente muscoloso, magro, asciutto e atletico. È la vigoressia, la dipendenza morbosa da fitness che spinge a dedicare tempo e sforzi oltre i limiti del corpo e della salute.


Alcuni minuti sul tapis roulant, poi a terra. Si comincia con il circuito, si sale sugli attrezzi per lavorare su bicipiti, tricipiti, pettorali, trapezi, deltoidi, obliqui, glutei, adduttori e polpacci. L’allenamento è spietato ma non senza core. Attenzione però. Se fare sport è di per sé salutare, esagerare però non fa bene né al corpo, né alla mente. In sintesi: “c’è una soglia che non dovremmo oltrepassare”. Perché, quando la frequenza e l’attenzione maniacale per la propria forma fisica non rappresentano più una cura, piuttosto un’ossessione, allora si può parlare di un nuovo disturbo spesso sottovalutato per gravità e implicazioni cliniche.

VIGORESSIA: una NUOVA PATOLOGIA

Vigoressia, bigoressia, complesso di Adone, dismorfofobia muscolare o anoressia inversa, sono tutti i modi in cui viene chiamato questo nuovo malessere che si traduce in un’ossessione patologica per lo sport, più specificatamente per l’immagine corporea, in particolare modo per il tono muscolare e la massa grassa. Si aggiunge, quasi come naturale conseguenza, la dipendenza per l’allenamento e le diete ipocaloriche e iperproteiche. Un disturbo da non sottovalutare: si stima infatti che ne soffre circa il 10% dei frequentatori abituali delle palestre e colpisce sia gli uomini che le donne.

UN PO’ DI STORIA

Conosciuta dagli amanti dello sport anche come “complesso di Adone” con chiaro riferimento alla celebre figura mitologica greca, simbolo della bellezza maschile giovanile, intesa come perfezione fisica nella forma estetica, la vigoressia è difatti un disturbo mentale che appartiene ai tempi moderni. La sua prima descrizione in una rivista scientifica risale infatti al 1993. In un noto articolo gli psichiatri Pope, Katz e Hudson, proposero la definizione di una sindrome denominata “anoressia inversa” contrapponendola in maniera evidente all’anoressia nervosa.

COSA VUOL DIRE?

A differenza di coloro colpiti da anoressia nervosa, che si percepiscono eccessivamente grassi e/o pesanti, i vigoressici continuano a sentirsi flaccidi, troppo esili o minuti, pur possedendo in realtà fisici tonici, allenati e dotati di una muscolatura spesso ipertrofica. “Chi ne è affetto non è mai soddisfatto dei propri muscoli e della propria forma fisica – spiegano gli psicologi. Un’ossessione che può indurre a trascurare le attività sociali e lavorative per dedicarsi esclusivamente all’allenamento. Spesso anche l’alimentazione diventa un assillo continuo tanto da spingere il soggetto ad assumere integratori o, peggio ancora, sostanze anabolizzanti per aumentare la propria prestanza muscolare”.

COME CLASSIFICARLA?

“In generale si può dire che la vigoressia può essere considerata una forma di dismorfofobia - spiegano gli esperti - ossia quel disturbo che impedisce di percepire la propria immagine per quello che realmente è. Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) viene difatti classificata come “dismorfia muscolare” e inserita tra i disturbi dello spettro ossessivo-compulsivo. Ciò nonostante, per le sue caratteristiche, è un disturbo che per molti aspetti si trova a cavallo tra diverse categorie diagnostiche tra cui: i disturbi del comportamento alimentare e il disturbo ossessivo-compulsivo”.


VIGORESSIA: COME SI MANIFESTA?

Per essere diagnostica il soggetto deve presentare i sintomi delineati dal Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders V (DSM V). Specificatamente si parla di: una marcata dipendenza dall’esercizio fisico, unita a un’attenzione eccessiva alla dieta; compromissione in aree importanti del funzionamento sociale, occupazionale e relazionale; necessità di sviluppare sempre più massa muscolare che conduce la maggior a fare uso di sostanze illegali, in particolare steroidi anabolizzanti. Più che una distorsione relativa all’immagine dei corpi, nei soggetti con dismorfia muscolare, vi è un’immagine di sé distorta. L’insoddisfazione nei confronti di sé stessi viene infatti trasferita sul corpo, che diventa il capro espiatorio delle proprie paure e vuoti interiori. Esiste difatti una marcata correlazione tra autostima e taglia muscolare. Un disturbo quello della vigoressia spesso accompagnato da depressione che colpisce in particolar modo gli atleti o soggetti dotati di un bel fisico; anche fra le donne, tuttavia, sono in aumento le diagnosi.


VIGORESSIA: CHI RISCHIA

Studi recenti hanno dimostrato che a essere più a rischio sono i giovani adulti di sesso maschile di età compresa tra i 25 e i 35 anni, seguiti da quelli tra i 18 e i 24 anni. Tuttavia, è stato evidenziato un incremento degli over 40, ossia tutti coloro che, rincorrendo l’idea illusoria di riconquistare la giovinezza perduta, investono tempo ed energie sempre più crescenti in allenamenti intensi quanto duri e in un’alimentazione sempre meno flessibile e varia.


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