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Bassa autostima, depressione o aggravamento dei disturbi alimentari. La salute mentale e fisica dei giovani in età scolastica è sempre più a rischio a causa di messaggi tossici che ogni giorno vengono riportati sui social media. È il prezzo pagato per modelli di bellezza irrealisticamente perfetti.
a cura della Redazione
Cosa accade quando i ragazzi in età scolastica si imbattono in consigli di bellezza malsani sui social media, devianti al punto tale da rischiare di minare la costruzione della loro autostima? Quante volte tali suggerimenti di bellezza producono comportamenti dannosi? Quali sono davvero i fattori di rischio e le conseguenze di un tale bombardamento social? Domande scomode ma lecite. Perché internet, piaccia o meno, è ormai un parallelo digitale dell’universo reale con tutte le insidie che questo comporta. È quindi importante educare le nuove generazioni a muoversi in questa piazza digitale e a saper distinguere i messaggi positivi da quelli illusori, fuorvianti e dannosi.
No! È semplicemente la presa di coscienza di un meccanismo potente che, se non adeguatamente controllato, distorce la realtà e mette a rischio la salute dei più giovani. Insomma, il danno prodotto dai social media e dal mondo virtuale in età scolastica è accertato. Basti pensare che la maggior parte dei giovani di età compresa tra i 10 e i 17 anni viene esposta a 5 contenuti su 10 che incoraggiano la perdita di peso e a 6 su 10 che mostrano corpi perfetti e irrealistici. È quanto emerge dal sondaggio online condotto da Edelman DXI nell’aprile 2023 su 2736 adolescenti, 2036 genitori e 207 specialisti della salute mentale giovanile.
Secondo una recente ricerca condotta in Italia dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e commissionata dalla Presidenza del Consiglio, infatti, quasi 100 mila studenti tra gli 11 e i 17 anni presentano caratteristiche compatibili con una dipendenza dai social media con maggior probabilità di sviluppare ansia sociale che può diventare fattore di rischio per bassa autostima, depressione o aggravamento di disturbi alimentari quali anoressia. Una condizione questa che porta a chiudersi in sé stessi per paura di esporsi e ricevere giudizi negativi. Si stima che la salute mentale di 1 giovane su 2 sia così a rischio.
A peggiorare il quadro, c’è il tempo passato dai giovani sui social media (da 2 a 4 ore al giorno nel 44% dei casi, illimitatamente per il 40%) e la mancanza di controlli: per il 65,5% dei casi, non esistono regole di utilizzo. Il che comporta l’associazione spesso di messaggi sbagliati veicolati da questi canali. Dati allarmanti che hanno spinto il brand Dove in collaborazione con “Cittadinanzattiva” (l’organizzazione che promuove l’attivismo dei cittadini per la tutela dei diritti e il sostegno delle persone più deboli) e “Social Warning - Movimento Etico Digitale” (la no-profit nata sei anni fa per sensibilizzare ragazzi e adulti sulle potenzialità e i rischi del web), a farsi promotori di un progetto di sensibilizzazione pubblica atto a rendere le piattaforme digitali un ambiente più sicuro per le future generazioni. “IL COSTO DELLA BELLEZZA”
È nata così la campagna di sensibilizzazione presentata lo scorso settembre dai tre promotori che hanno adottato come simbolo il “braccialetto dell’autostima” simile a quello indossato dai pazienti per il trattamento dei disturbi alimentari. Obiettivo: preservare la salute mentale e fisica dei giovani messa ogni giorno in pericolo da messaggi tossici che riempiono i social network. Nel frattempo, hanno lanciato anche una petizione su Change.org: “Proteggiamo i giovani dai messaggi dannosi trasmessi sui social media” per chiedere alle istituzioni di inserire all’interno dei piani dell’offerta formativa delle scuole primarie e secondarie un percorso educativo specifico e approfondito sull’uso consapevole dei social media, “dando piena attuazione alla legge numero 92/2019 sull’educazione civica nelle scuole.
Con l’auspicio che ciò che è accaduto a tanti ragazzi non accada ad altri a disposizione c’è:
“lo sportello di consulenza, informazione e tutela, a cura di Cittadinanzattiva, per i ragazzi e le loro famiglie che è attivo dal 19 settembre 2023. È possibile contattarlo scrivendo a [email protected], oppure sul numero WhatsApp 379 2974705 dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 17:00, o ancora parlare direttamente con un operatore il martedì dalle 14:00 alle 17:00, al numero di telefono 06 36718040. Per quanto riguarda invece la petizione è rivolta a tutti ed è possibile firmarla online, su www.change.org
“Nell’esperienza clinica ospedaliera frequentemente mi capita di vedere il corpo di adolescenti, sempre più giovani e giovani adulti “sotto attacco”, mai troppo bello, mai troppo tonico, mai troppo all’altezza, un corpo che delude e tradisce le aspettative di perfezionismo e di idealizzazione, spesso indotte dal mondo esterno, che si incontrano con una fragilità interna, anche dovuta alle trasformazioni in corso - ha così spiegato la dottoressa Teresa Grimaldi Capitello, Psicoterapeuta, UO Psicologia, IRCCS Ospedale Bambino Gesù di Roma. Le reazioni più ricorrenti sono forme di autoaggressione come autolesionismo, skin picking, disturbi del comportamento alimentare ma anche ansia, fino al ritiro sociale, che da un lato placa le angosce di “non essere all’altezza” sottraendosi dall’esperienza sociale, dall’altro attiva circoli viziosi di chiusura dai quali diventa difficile uscire. Uno dei luoghi dove i giovani si sentono apparentemente protetti ma in effetti più facilmente esposti a giudizio, soprattutto rispetto all’aspetto fisico, è proprio il mondo virtuale e i social media rappresentano un concentrato di immagini, video e contenuti dove l’apparire conta più dell’essere. Un apparire fatto di modelli estetici irraggiungibili che diventano ulteriore fonte di pressione sociale e di senso di inadeguatezza. La famiglia, la scuola e le istituzioni tutte hanno bisogno di soluzioni immediate: individuare e rafforzare percorsi formativi all’uso consapevole dei device e dei social media, definire e normare la gestione del rischio e le matrici di sicurezza alla navigazione virtuale, coinvolgere i professionisti della salute e dell’educazione sono operazioni necessarie e urgenti”.